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Adulta. Adulta. Sii adulta, cazzo. Una
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matura, devi avere una conversazione matura. Essere diretta, ma non inquisitoria. Decisa ma non tirannica. Devi stimolare ma non manipolare. Esprimere ed ascoltare. E devi fare tutto questo nel modo giusto. Voglio dire, il
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. Noi
donne
ci teniamo al tono. E anche alle parole. Ma pure gli uomini. Cioè non con la nostra stessa raffinatezza (leggi: morbosità), ma quelli hanno delle
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, non ascoltano altro, intercettano solo le
keywords
che fanno scattare gli allarmi. Già “
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” è una keyword, per esempio. Quindi bisogna stare attente. Evitarle, le keywords. Tipo “noi”, oppure “
futuro
”, oppure “
progetto
”, a volte anche solo “
programmi
per le ferie” non va bene.
Adulta. Bisogna che tu sia adulta. Che tu sia donna . Non ragazzina. Tu devi sapere, devi intuire, devi dire ma non dire troppo, pretendere ma con ragionevolezza, aspettarti delle cose ma senza finire nel baratro oscuro delle aspettative deluse. L’asticella, l’asticella del tuo valore, tu devi fissarla. Ecco, la cazzo di asticella .
Per il primo step sindacale, Arcelor Mittal schiera un manager di primissima linea: l’ad dei laminati piani per l’Europa, Geert Van Poelvoorde. È lui il capo delegazione e anche se il confronto con i sindacati non è diretto ma ha bisogno dell’interprete, i concetti arrivano chiari. La prima cosa che Van Poelvoorde evidenzia è che il passaggio dell’Ilva in un gruppo mondiale come Arcelor Mittal non significherà chiusura, nè ridimensionamento. «Ma voi davvero - ha detto rivolgendosi ai sindacati - pensate che Arcelor Mittal possa disfarsi dell’Ilva, perchè è interessato solo al suo mercato, dopo essersi impegnato a spendere 4 miliardi tra prezzo di acquisto, interventi ambientali e investimenti industriali?. Nel lungo termine - ha ribadito il manager - intendiamo produrre al massimo della capacità, massimizzando le attività di finissaggio».
Il primo messaggio, dunque, è stato quello di rassicurare i sindacati: l’Ilva sarà rimessa in pista. Ma, ha aggiunto Van Poelvoorde, dovrà anche integrarsi in Arcelor Mittal e seguirne le logiche che sono quelle dell’efficienza.
Così quando i sindacati hanno posto un tema delicato come quello dell’occupazione puntando a strappare un’ulteriore apertura - oggi l’Ilva ha 14.200 addetti e Arcelor Mittal, rivedendo l’offerta iniziale, si è già impegnato a ricollocarne 10mila dal prossimo anno e per tutto l’iter del piano sino al 2023 -, Van Poelvoorde è stato altrettanto chiaro.
Secondo quanto riferiscono fonti sindacali, il manager ha confermato i 4mila esuberi, che comunque verrebbero presi in carico dall’amministrazione straordinaria e utilizzati per le bonifiche o “coperti” con la cassa integrazione, e dichiarato che i 10mila al lavoro sono per Arcelor Mittal un numero adeguato a gestire il rilancio dell’acciaieria di Taranto. Sin dai prossimi incontri potrebbe essere presentata un’organizzazione del lavoro che indicherà l’impiego dei decimila addetti.
"Stiamo seguendo, in continuo contatto con il Mef, la situazione", ha sintetizzato il premier Paolo Gentiloni, aggiungendo, in risposta a chi chiedeva dell'ipotesi di un decreto nel fine settimana: "Naturalmente, se ci saranno decisioni da prendere le valuteremo" . Il premier, al termine del Consiglio europeo a Bruxelles, ha indicato anche la priorità politica dell'intervento: "Siamo in contatto continuo con le autorità europee competenti. E la garanzia per quanto riguarda i risparmiatori e i correntisti, nelle discussioni che stiamo facendo, è una garanzia che mi sento di confermare totalmente".
Per il resto, il provvedimento del Governo dovrà rispondere alla condizioni stringenti poste da Intesa SanPaolo e messe nero su bianco al termine del cda della banca che ha formalizzato la disponibilità "all’acquisto di certe attività e passività e certi rapporti giuridici facenti capo a Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca". Condizioni che sono riassunte nella richiesta di "termini che garantiscano, anche sul piano normativo e regolamentare, la totale neutralità dell’operazione rispetto al Common Equity Tier 1 ratio e alla dividend policy del Gruppo Intesa Sanpaolo". Ovvero, nessuna ricapitalizzazione a carico della banca che compra e nessun impatto negativo sui conti.